mercoledì 1 ottobre 2008

In Ascolto dei giovani



Per tanti di noi, soprattutto studenti, in questo periodo inizia il grande tempo dell’ordinarietà, perchè con esso si riprendono le attività scolastiche ed educative. Anche nelle le nostre comunità parrocchiali questo è il mese in cui dopo un lungo periodo di riposo si programmano e ripartono le attività formative per tutte le fascedi età. Infatti, il prossimo 4 ottobre ugualmente per la nostra parrocchia parte di nuovo il catechismo dei fanciulli, la preparazione dei bambini al Sacramento della Riconciliazione e della Comunione, la preparazione dei giovani al sacramento della Cresima, la formazione degli adulti e giovani di Azione Cattolica e per questo nuovo anno pastorale stiamo programmando per i giovani un corso speciale di formazione alla fede. Si, per i giovani di Ravello che sono più lontani dalle comunità parrocchiali, per quei giovani che hanno tante cose da dirci, a cui la comunità deve prestare massima attenzione e premura. Vogliamo ascoltare le loro difficoltà, le loro esigenze, quello che si aspettano da noi. Tutti noi educatori, catechisti, genitori dobbiamo ascoltare i nostri giovani che oggi sempre di più sono tentati di chiudersi nel loro mondo, omologati come sono dalla cultura superficiale in cui sono immersi. Dobbiamo parlare di ascolto non come premessa alla specifica missione di quest’anno, ma come modalità attuativa della medesima. Ascoltare, infatti, è atto mediante il quale si può stabilire una relazione positiva tra le persone, una relazione in cui si può accogliere la testimonianza, in parole ed opere, della novità evangelica. Ascoltare i nostri giovani, non rappresenta solo un espediente strumentale, ma diviene per la nostra parrocchia una precisa scelta pastorale. A noi educatori sta il compito di assumere appropriate categorie interpretative, che ci aiutino a conoscere e a comprendere le loro domande di sempre, le loro nuove culture, i loro linguaggi sempre più variegati e i nuovi strumenti con cui oggi si esprimono. Tutte queste categorie che appartengono ai giovani sono forme e modalità spesso di non facile interpretazione per il mondo degli adulti. Tutti noi dobbiamo evitare atteggiamenti di rifiuto per il loro modo di pensare e per la loro cultura, dobbiamo giungere a discernere il vero che queste culture presentano oggi sotto le vesti del nuovo, cosi come ci hanno insegnato i nostri Vescovi nel documento Educare i giovani alla fede. Nella vita spesso distratta e mondana dei nostri amici c’è una verità nascosta da tirare fuori, scoprirla, e accoglierla è decisivo per la nostra comunità. Tutta la comunità è chiamata a fare una pastorale giovanile, tutti noi siamo interpellati a dare una mano per i giovani. È la comunità che chiama i giovani alla fede e non il singolo catechista che per quanto abbia carisma da solo non è sufficiente in questo compito importante. Tutti, incominciando dalle famiglie, il parroco, i catechisti, i responsabili del settore giovani e perfino gli addetti al culto fanno e devono fare pastorale giovanile. La nostra parrocchia, nei luoghi, nelle persone e nelle attività deve essere una sede accogliente per il giovane che passa. Deve essere il luogo del religioso ascolto da attuare, non solo in relazione alla Parola di Dio scritta, ma a quella Parola che Dio pronuncia oggi attraverso la storia personale e collettiva e mediante le generazioni che in essa si succedono. Abbiamo bisogno della Scrittura per decifrare il mistero divino presente nell’uomo e nella sua storia, ma abbiamo anche bisogno di saper leggere l’umanità in tutto ciò che possiede di buono,bello e valido per accogliere in tutta la sua attualità la Parola di Dio che risuona nella nostra storia presente. Il nostro bellissimo Duomo deve essere, per noi di Ravello, la coniugazione dei due ascolti, affinché diventi spazio in cui si annunci efficacemente il Vangelo a tutti, anche ai più giovani. Se consideriamo che quella Parola di Dio è l’uomo Gesù, allora è chiaro che l’incontro oggi con la sua persona vivente non può non passare attraverso l’incontro concreto con i volti di uomini e donne: di coloro che appartengono più strettamente alla Chiesa, ma anche di tutti coloro nei quali Cristo ha indicato se stesso presente: i poveri, i piccoli, i marginati. Un luogo adatto a tale compito però non è sufficiente per annunciare fino in fondo la Buona Novella; c’è bisogno anche che essa venga testimoniata, c’è bisogno di giovani che abbiano il coraggio si saper testimoniare Cristo, come ha esortato il Santo Padre Benedetto XVI nella sua visita Apostolica a Parigi, lo scorso 12 settembre. Il Papa ha detto ai giovani presenti alla veglia e a tutti noi che lo abbiamo seguito attraverso la Tv: voi siete nell’età della generosità. È urgente parlare di Cristo attorno a voi, alle vostre famiglie e ai vostri amici, nei vostri luoghi di studio, di lavoro o divertimento. Non abbiate paura! Abbiate il coraggio di vivere il Vangelo e l’audacia di proclamarlo . Per questo io vi incoraggio a trovare le parole adatte per annunciare Dio intorno a voi, poggiando la vostra testimonianza sulla forza dello Spirito implorata nella preghiera. Portate la Buona Novella ai giovani della vostra età e anche agli altri. Essi conoscono le turbolenze degli affetti, la preoccupazione e l’incertezza di fronte al lavoro ed agli studi. Affrontano sofferenze e fanno l’esperienza di gioie uniche. Rendete testimonianza di Dio, perché, in quanto giovani, voi fate pienamente parte della comunità cattolica in virtù del vostro battesimo e in ragione della comune professione di fede (cfr. Ef 4, 5). La Chiesa conta su di voi, ci tengo a dirvelo! Queste parole così profonde sono rivolte anche a voi giovani di Ravello: non aprite il vostro cuore solo al mero interesse e al divertimento di questa società, ma spalancatelo alla Gioia vera che è Cristo Gesù. Accogliendo il nostro invito avremo l’occasione di conoscerci meglio,ascoltarci e percorrere insieme il cammino della scoperta del vero senso della fraternità.
Giuseppe Milo

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