mercoledì 1 ottobre 2008

LA CHIESA e il culto DEI SANTI COSMA E DAMIANO A RAVELLO NEL SETTECENTO

Da alcuni anni mi sto occupando del culto dei santi Cosma e Damiano a Ravello in età moderna tenendo conto essenzialmente della documentazione locale edita ed inedita. Un'attenzione stimolata da diversi fattori tra i quali merita un posto di rilievo il recente interesse scientifico per il culto dei santi orientali venerati a Ravello e che ha prodotto tra l'altro diversi Convegni di Studi. Proseguendo così un percorso che lo scorso mese era giunto cronologicamente alla fine del Seicento e si era fermato alla visita pastorale del vescovo Luigi Capuano datata 1694, tenterò di ricostruire quello che era lo stato morale e giuridico della chiesa dei Santi Cosma e Damiano nel Settecento. Il 14 aprile 1696 Mons. Luigi Capuano affidava a Francesco D'Amato la cura parrocchiale di Sant'Andrea del Pendolo e delle chiese annesse, tra le quali quella dei Santi Cosma e Damiano. Il nuovo parroco esercitò il suo ministero fino agli anni venti del Settecento occupandosi contemporaneamente anche dell'ufficio di procuratore di S.Trifone, carica che aveva esercitato fin dal 1689 per conto degli abati commendatari D. Claudio Filomarino e Giuseppe Renato Imperiali, nominato cardinale il 13 febbraio 1690 da papa Alessandro VIII. Lo troviamo nominato come beneficiato di S. Cosma nella visita pastorale di Mons. Perimezzi iniziata nel settembre del 1710. Il dotto vescovo calabrese, autore di diverse pubblicazioni, tra le quali ricordiamo la "vita di San Francesco di Paola fondatore dell'ordine dei Minimi" o le "ecclesiastiche dissertazioni dette in Roma nell'Accademia de' Concilj del Collegio Urbano de Propaganda Fide", visitò la chiesa dei SS.Cosma e Damiano il 26 settembre. Nell'altare maggiore dedicato ai santi medici trova ventitre immagini di argento di S. Cosma fatte ex votis fidelium in segno di devozione per le grazie che essi avevano ricevuto e, notando forse la mancanza di campane, ordina il trasferimento a San Cosma di un bronzo con l'immagine del santo allora utilizzato per l'orologio della cattedrale. Allo stesso modo una statua lignea di S. Cosma, conservata presso le bendettine della SS. Trinità, doveva essere portata in posterum nella piccola chiesa. Infine, per la maggior cura dei paramenti il parroco Francesco D'Amato viene invitato a procurarsi una cassa munita di chiavi in modo da conservarli decentemente. In quegli anni l'interno della chiesa presentava due altari, quello maggiore dedicato a Cosma e Damiano ed un altro in onore dell'Assunzione di Maria, quest'ultimo eretto dopo la chiusura al culto della sottostante chiesa di S. Maria del Lago. Sull'altare però mancava la tela raffigurante la Vergine, rovinata a causa dell'incuria, e pertanto il vescovo Nicola Guerriero ordinava nel 1718 che la tela venisse ridipinta entro due mesi sotto la pena dell'interdetto per l'altare. L'ordine di apporre una tela dipinta viene esteso nel 1721 anche all'altare maggiore dedicato ai santi medici, ma tale operazione verrà effettuata solo nel 1726. La continua attenzione per il decoro dei luoghi e per gli arredi liturgici fu ribadito dallo stesso vescovo anche nei "decreta generalia" emanati dopo la visita pastorale. Nel 1732 veniva nominato vescovo di Ravello Antonio Maria Santoro dell'ordine dei Minimi di San Francesco di Paola - lo stesso di Perimezzi - il quale si distinse non solo per pietà e povertà, ma riparò ed ampliò i palazzi vescovili di Scala e Ravello. Il presule cosentino eseguirà la visita pastorale sul finire del 1733 e parlando della chiesa di S. Cosma troviamo menzionato un nuovo beneficiato nella persona di Don Eustachio Pisano, canonico della Cattedrale. È questa l'ultima visita pastorale che ci parla della chiesa, poiché dalle visite successive saranno visitate solo le chiese parrocchiali. Concentreremo allora quest'ultima parte dell'articolo alle figure dei beneficiati di S. Cosma fino al termine del Settecento. Abbiamo già introdotto la figura di Don Eustachio Pisano il quale nel 1743 ottenne l' assenso ex delegatione Apostolica per la censuazione di una «selvetella castagniale» sita in agro di Ravello nel luogo «dove si dice Casella sopra la Fontana delle Carose».Fu parroco di S. Andrea del Pendolo fino al 6 dicembre 1745, giorno della sua morte. Dopo qualche tempo il vescovo di Ravello-Scala Biagio Chiarelli indisse il concorso” per la cura della chiesa. Cura che venne affidata al canonico Giovanni Mansi che nel 1753 viene immesso nel possesso del Penitenziariato, quinta dignità del capitolo della chiesa cattedrale, vacante per la morte di D. Carmine Coppola. Decisamente impegnato ad accrescere il patrimonio delle sue chiese nel 1747 ottenne l'assenso per un censo di 15 grana sul sito dell'antica e diruta chiesa di San Lorenzo del Toro «colle sole mura guaste e malconcie, senza astrico e senza pavimenti, piantata d'un sol fico e due viti latine vicine, anzi in mezzo del palazzo de' signori Confaloni e della casa palatiata». Don Giovanni Mansi resse la chiesa fino al 1756, anno in cui una lettera del vescovo Chiarelli sollecitava l'affidamento della chiesa di S. Andrea del Pendolo al canonico Francesco Mansi. A questi successe l'ebdomadario Onofrio D'Amato, che a questo ministero associava anche quello di cappellano del beneficio semplice del S. Rosario di patronato di Trifone e Carlo Manso, eretto nella chiesa di Sant'Agostino e ottenuto nel 1744.Morì nel marzo del 1782 e il vescovo Nicola Molinari da Lagonegro indisse il concorso alla successione, vinto dall'accolito scalese Don Carmine Imperato. Fu parroco per soli tre anni e morì nel 1785 cosicché l'Arcidiacono D. Giuseppe Fusco, Vicario Capitolare della Diocesi di Ravello, nominava il canonico Don Pantaleone Guerrasio, direttore spirituale della Confraternita di S. Maria del Monte Carmelo di Ravello, economo curato della chiesa parrocchiale dei SS. Andrea e Matteo del Pendolo e degli altri benefici ammessi, tra cui quello dei SS. Cosma e Damiano. Erano però gli ultimi decenni di vita della parrocchia perché negli anni venti dell'Ottocento le chiese di S. Andrea e San Matteo del Pendolo nonché quella dei SS. Cosma e Damiano finirono nella giurisdizione della Parrocchia di S. Pietro alla Costa.
Salvatore Amato
Salvatore Amato

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